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venerdì 8 marzo 2013

La Pubblicità e la festa ALLE donne

Disclaimer: in questo post esprimo un punto di vista personale e pubblico immagini o filmati già pubblicati in rete. I contenuti sono adatti ad un pubblico adulto.

Perché questo post? Perché oggi è la festa delle donne e perché in parte io mi occupo di questo, dal punto di vista lavorativo e didattico. Quindi niente pistolotti moralistici, ma una fotografia dei problemi di genere nella pubblicità italiana di oggi.
Impossibile partire dall'inizio: ci vorrebbe tutta la giornata e poi ammettiamolo, sono un vago ricordo i bei tempi in cui una provocazione era tale.

Oliviero Toscani - Jesus Jeans - 1974
Impossibile anche intraprendere un discorso su quell'ironia apparentemente intelligente, ma frutto dello stesso paradigma in cui siamo inseriti, e quindi comunque discutibile.


Partiamo allora dallo status quo e precisamente dai bambini, o meglio le bambine... e alla fine del cerchio a loro torneremo.
Una decina d'anni fa in fascia pomeridiana si propinava questo ai più piccoli.


Oggi la situazione è peggiorata. Deve essere chiaro sin dall'inizio che le femminucce dovranno trasformarsi in donne (i maschietti in uomini, ovviamente).






(Evito qui di postare immagini ben più discusse e già denunciate da chi si occupa di lotta alla pedofilia.)

Certo, c'è sempre di peggio e noi siamo bravissimi ad assorbire le tendenze d'oltre oceano.


Immagini dal concorso Little Miss America
Per fortuna in posti più evoluti gli esempi sono molto diversi...






Ma se le nostre femminucce dovranno chiaramente trasformarsi in donne, la domanda da fare è: quale modello di donna viene indicato alle bambine?

Ecco, io ho una cartella piena di immagini come queste.








...e di commercials come questi.




Interessante lo spot Muller in cui, al di là della parte "copy", il sesso della nostra protagonista viene cancellato, ma è comunque raccontato in maniera esplicita cosa sta succedendo.


Potrei aggiungerci sigle, balletti, veline, copertine dei settimanali d'informazione, per non parlare della stampa-spazzatura, del tipo di stampa e della TV espressamente dedicate alle donne (in Italia abbiamo un canale televisivo rosa)... o magari una semplice televendita.


Ripeto, niente paternalismi: è facile indignarsi difronte a questa "comunicazione". E' così scontata, appartiene a quel tipo di indignazione che film-documentari come "Il corpo delle donne" vogliono giustamente raccogliere su larga scala. Dico "giustamente" perché si arriva a questi eccessi proprio per mancanza di un rifiuto sociale e culturale minimo garantito.

La mia intenzione è un'altra. Gettate le basi, vorrei fare un paio d'esempi più sottili, costruiti certamente su questa realtà distorta, ma così raffinati da far sì che il messaggio e il modello vengano trasmessi/assorbiti in maniera quasi subliminale... potremmo dire "con incosciente consapevolezza" e da entrambe le parti: chi fa comunicazione e chi la riceve.
Il salto meno traumatico e più breve, quindi il più comprensibile, è quello che segue.


Tu, sguattera, che lavi le MIE camicie dalla mattina alla sera e non sai neppure più dove stenderle, povera cretina... volgi or dunque lo sguardo a me, UOMO che porta i soldi a casa e risolve ogni TUO problema. Tornando dal lavoro col mio bel completino, ti reco in dono quest'oggetto, ehhhh (notare la faccia dell'uomo)! Così la tua condizione di casalinga sarà più piacevole, le MIE camicie saranno felici e ti faranno un bell'applauso!

Da qui si passa a un livello ancor meno esplicito.



Donna, quando hai le mestruazioni, al lavoro sei insopportabile. Magari resta a casa! Anzi... sei proprio sicura, DONNA, che vuoi lavorare? In fin dei conti è roba da maschi.

Spot equipollente è questo: in cui appare così straordinario e commovente che, per fare una bella sorpresa, sia il padre ad andare a prendere a scuola il figlio.


E infine si arriva all'ultimo stadio: quello che capisci solo al termine di questo percorso, perché il 100% delle bambine italiane è costantemente sottoposto a questo tipo di comunicazione, ma le mamme non se ne accorgono.


Io, bambino vestito d'azzurro, ricevo un regalo da mia madre, ma rubo una seconda fetta di salame perché in fin dei conti il MASCHIO fa così: prende ciò che vuole, fregandosene un po' del parere della FEMMINA. Toh, guarda mio padre!
Poi me ne vado a mangiare in giardino, e chi ti incontro? Tu, bambina vestita di rosa.

Bambina vestita di rosa, per caso vuoi qualcosa dal bambino vestito d'azzurro? Tu-femmina, vuoi ottenere qualcosa da lui-maschio???
Ahhhh, vuoi che ti dia il salame?
Beh, allora SE LO VUOI... mi sa che è meglio tu impari subito a fare un po' la zoccola.
;)

Capito come funziona?
Direi che la colpa è di entrambe le parti. Per conto mio posso assicurare che non tutti gli uomini sono lattine di cocacola... c'è addirittura chi capisce i propri errori e si redime.

Aggiungo qualche link interessante. Non mi trovo perfettamente d'accordo con la filosofia o l'approccio di tutti, per questioni -diciamo- di satya e ahimsa, ma la causa è comune.

Un Altro Genere di Comunicazione
Maschile Plurale
Massimo Lizzi
Questo Uomo No

Buon 8 Marzo!

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